Il canale e le barchette di carta
di FEDERICO PACE
Non sempre si ha voglia di uscire allo scoperto. Di stare nel bel mezzo della tempesta. Di mettere alle spalle una distanza infinita tra noi e la terra. Non sempre si ha voglia di lasciarsi la casa a una distanza abissale o si è presi da quel furore necessario per andare, come l’Achab di Melville, a chiudersi nell’arena delle acque oceaniche per stanare la Balena Bianca dai suoi abissi. Ci sono momenti in cui la nostra misura è più minuta, lo spazio che possiamo affrontare è assai più modesto e la distanza che possiamo percorrere è quella di qualche passo o poco più. Ci sono momenti in cui, a un’alba primitiva preferiamo una luce pomeridiana, un pomeriggio medioevale. A una traversata oceanica, anteponiamo qualche bracciata nello spazio chiuso di una piscina. È in quegli istanti, quando si è avvolti in uno stato d’animo pomeridiano, che sentiamo il bisogno di una passeggiata d’acqua più che di un’impresa che ci stravolga e ci muti.
IN LIBRERIA:
—>>>“Senza volo. Storie e luoghi per viaggiare con lentezza”, Federico Pace (Einaudi)
—>>>“La libertà viaggia in treno”, Federico Pace (Laterza)
Alle quattro di pomeriggio dal piccolo porto di Carcassonne, nel bel mezzo della terra della Linguadoca, dove la valle dell’Aude sbocca dai Pireni, una barchetta di legno prende a muoversi lungo una stretta lingua d’acqua. È poco più di un guscio di noce e scorre sulle acque del Canal du Midi, il canale che ha preso vita alla fine del xvii secolo. Un canale d’acqua, il più antico d’Europa che funzioni ancora, che parte da Tolosa e ha permesso di mettere in comunicazione l’Atlantico e il Mediterraneo senza dovere circumnavigare l’intera penisola iberica. L’acqua incominciò a scorrere a partire dal 1666 nelle regioni dei Midi-Pyrénées e nella Linguadoca. A volerlo più di tutti fu Pierre-Paul Riquet, l’imprenditore che riuscì a trovare il bandolo di una matassa che molti avevano cercato di sbrogliare senza riuscirci. Gli ci vollero quindici anni per portare a compimento l’opera, l’aiuto di dodicimila operai e molta pazienza per convincere persino un re illuminato come Luigi XIV. Il canale venne utilizzato per trasportare tessili, cereali e vino.
Il giro a bordo di quella barchetta di legno dura un paio d’ore. Nelle acque del Canal du Midi c’è un esile procedere senza urti o sussulti. Sulle sponde le lunghe file di platani. Alberi che sono alti decine di metri e stanno stretti gli uni agli altri e, come compagni di scuola cresciuti ognuno a un ritmo diverso, stanno alcuni forti, ampi e ben piantati, altri un po’ più esili e longilinei. Le foglie sembrano mani aperte. La corteccia è sottile, quasi un’ostia. Quelle dolci acque interne s’articolano in curve gentili e sono punteggiate da più di cento chiuse. Sbarramenti che s’aprono e si chiudono e aiutano le lente acque a superare tutti i dislivelli. Le imbarcazioni che scorrono lungo il canale riescono a «risalire», grazie al sistema delle chiuse, quasi duecento metri di pendenza. Il canale è poco più largo di una chiatta e non supera i dieci metri. Vi scivolano sopra penichettes, houseboats, pontoons. Natanti che possono essere presi in affitto e guidati anche senza patente nautica. Sembrano quasi le barchette di carta che vagano sulle onde dell’infanzia che sta riposta nella memoria di ciascuno. Barche che fanno pensare a quei fogli piegati con destrezza in una forma di acuti angoli bianchi e lasciati andare sul pelo dell’acqua. Le acque del canale non sono più profonde di due metri.
Dalla regione dei Midi-Piyrénées, da Tolosa, il canale entra nella regione della Languedoc-Roussillon e da Carcassonne procede verso est e dopo sette chilometri raggiunge Trèbes e poi Homps. La parte più difficile della costruzione del canale si trova nella Linguadoca dove Riquel fu costretto a trovare soluzioni idrauliche molto immaginifiche. Circa un secolo dopo, nel 1787, quando era ambasciatore degli Stati Uniti in Francia, Thomas Jefferson, poi presidente degli Usa, viaggiò sul Canal du Midi. Aveva intenzione di studiarne le meraviglie tecniche per riproporne il modello nella sua terra di origine. In una lettera scrisse: «Di tutti i modi di viaggiare che ho sperimentato questo è il più piacevole».
Poco distante da Carcassonne, il canale prosegue verso Le Somail, Argeliers e dopo ancora Narbonne. Da lì in poi il canale piega verso nord est dove si incontra il piccolo tunnel Malpas che lascia scivolare i battelli sotto la collina dell’Oppidum d’Ensérune. Poi le dolci rive di Colombiers e la serie miracolosa di chiuse di Fonséranes dove il canale cambia il livello di ventuno metri in meno di mezzo chilometro. Poi il ponte acquedotto di Béziers.
Il giro termina dopo le sei del pomeriggio, quando ci si prepara in qualche modo alla sera. Duecento anni dopo la conclusione della costruzione del Canal du Midi, Arthur Rimabud, che viaggiò in ogni parte del mondo, e venne trascinato lontanissimo dalla sua furia, in quella che forse è una delle sue più celebri composizioni, portò a termine una sorta di deriva navale con un’evocazione di un inatteso specchio d’acqua: «Se desidero un’acqua d’Europa, è la pozzanghera nera e fredda dove, verso il crepuscolo aulente, un bimbo accoccolato, pieno di tristezza, vara una barchetta fragile come una farfalla di maggio». Non sempre è più facile trovare il proprio spazio in ciò che è smisurato.
IN LIBRERIA:
—>>>“Senza volo. Storie e luoghi per viaggiare con lentezza”, Federico Pace (Einaudi)
—>>>“La libertà viaggia in treno”, Federico Pace (Laterza)
L’EBOOK:
—>>>“Senza volo. Storie e luoghi per viaggiare con lentezza” da Einaudi
—>>>“La libertà viaggia in treno”, Federico Pace (Laterza)
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NOVITA’:
Il nuovo libro di Federico Pace, “La libertà viaggia in treno” (Laterza), è in libreria a partire da giugno 2016.