Sulla strada, tra la Città degli Angeli e la notte

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di FEDERICO PACE

Dal fondo di un bus, quando scende la luce e il cielo, che è stato per tutto il giorno di un azzurro marino, è divenuto prima di un blu vibrante ed elettrico e poi è regredito dietro il luccicare delle luci artificiali, non puoi fare altro che raccogliere le tue cose, controllare con il palmo della mano la mappa della carta geografica che hai svolto e ripiegato infinite volte, e poi metterti a guardare di fuori. Parte da Los Angeles quando è ormai notte l’autobus che porta dalla costa ovest e risale fino all’altra parte del mondo statunitense e arriva fino a New York. Negli anni in cui viaggiare sulla strada diveniva negli Stati Uniti un modello per cercare la verità o per fuggire da essa, Jack Kerouac partì dalla Città degli Angeli per intraprendere il viaggio di ritorno che lo avrebbe riportato a est: lì dove le cose hanno origine. Aveva quasi ventisei anni, non aveva ancora pubblicato nulla e anche quello che aveva scritto non era ancora un granché.

IN LIBRERIA:
—>>>“Senza volo. Storie e luoghi per viaggiare con lentezza”, Federico Pace (Einaudi)
—>>>“La libertà viaggia in treno”, Federico Pace (Laterza)

C’è da crederci che nelle sue tasche non ci fosse alcuna mappa. Troppe ne aveva già consumate nei mesi precedenti. Per mesi a Paterson, prima del viaggio verso Ovest, aveva studiato innumerevoli carte geografiche di quegli infiniti spazi che sono gli Stati Uniti. Aveva letto libri sui pionieri e con il dito aveva seguito, più di ogni altra, la lunga linea rossa che «andava dalla punta di Cape Cod dritta a Ely, Nevada, per scendere poi in picchiata verso Los Angeles». Paradossalmente, l’eroe della beat-generation, rientrava a bordo di un autobus della compagnia Greyhound grazie ai soldi spediti dalla madre. Tornava indietro per poter riuscire, infine, a scrivere davvero. «All’alba il mio autobus stava filando attraverso il deserto dell’Arizona: Indio, Blythe, Salomé; le grandi aride distese che portano alle montagne del Messico verso sud. Poi girammo a nord fino alle montagne dell’Arizona, Flagstaff, paesi sui precipizi».

Oggi il pullman della Greyhound traccia una linea che passa più a Nord, entra in Nevada e poi, quando l’alba pare quasi preannunciarsi in un riverbero lontano, arriva a Las Vegas. Poi sale ancora verso lo Utah e, nel mattino, passa a Cedar City per poi giungere a Green River poco dopo l’una. Kerouac continuò più a Sud la sua corsa parallela, nella «notte d’inchiostro» attraversò il New Mexico, «nell’alba grigia» passò Dalhart, nel Texas, e nel «desolato pomeriggio domenicale» percorse, una dopo l’altra, le cittadine della pianura dell’Oklahoma.

Nella sera si arriva a Denver, sempre in Colorado, dove si cambia pullman. Nel quadro intitolato Automat, il pittore statunitense Edward Hopper ritrae una donna che aspetta un autobus a una stazione che si direbbe lontana da ogni luogo. La donna siede al tavolo. Non ha nessun senso chiedersi quello che ci si chiederebbe normalmente di fronte a una persona che da sola sta seduta a un tavolo in un bar a tarda sera. Non ha alcun senso chiedersi a quale punto del viaggio ha deciso di scendere da un pullman o se sta aspettando qualcuno e quale possa essere la sua meta. Privo di ogni senso chiedersi se è da sola o se qualcuno in qualche angolo del locale, non ritratto dal pittore, sta tornando a passi lenti verso di lei con la sua tazza di caffè. Ognuno, sembra dire il quadro, deve trovare il proprio modo per fare i conti con la solitudine.

Dopo avere cambiato pullman si riparte alle dieci di sera. Si entra nel Kansas e alle sei del mattino si passa Salina, poi Topeka. Si entra in Missouri, e dopo le dieci si arriva a Kansas City. Lo scrittore americano William Inge ha raccontato che l’idea dell’opera teatrale in tre atti Fermata d’autobus, poi interpretata sugli schermi da un’intensa Marylin Monroe, gli venne durante un viaggio in pullman dal Missouri verso Kansas City. In quel viaggio, l’attenzione di Inge fu catalizzata dalle dinamiche che intercorrevano tra un uomo e una donna. L’uomo cercava di sedurla a ogni fermata. Lei, anche se sembrava esserne la compagna di viaggio, continuava a rifiutare quelle avance da passeggero occasionale. A ogni modo, per l’ora in cui raggiunsero Kansas City, racconta Inge, il seduttore fece tanti di quei progressi che alla fermata se ne andarono l’uno nelle braccia dell’altra. Nel dramma teatrale tutto accade in una notte quando i passeggeri del bus vengono costretti a trascorrere il tempo alla fermata dell’autobus, e a confrontare le loro motivazioni, a offrire la propria risposta alla solitudine.

A St. Louis il bus arriva poco dopo le quattro del pomeriggio. Qui si riuniscono la strada percorsa da Kerouac e quella odierna. Qui Kerouac, come l’uomo della storia di Inge, fece la corte a una ragazza. La conobbe e ci flirtò fino a Indianapolis. Poi si entra in Ohio e si arriva a Columbus. Kerouac scese a Pittsburgh. A New York mancano poco meno di seicento chilometri. Finiti i pochi soldi che la madre era riuscita a spedirgli, si sente stanco come non gli era «mai successo da anni e anni». In tasca aveva solo una moneta da dieci centesimi.

Nei viaggi notturni, il percorso pare assumere dimensioni inafferrabili. Pare quasi di toccare luoghi mai veduti. I riflessi della luce che arrivano attraverso il finestrino hanno riverberi accecanti per la sensibilità dei nostri occhi di animali diurni. Se di giorno la realtà può persino essere toccata, di notte essa si può solo ascoltare e osservare nel suo impalpabile balenare. Nella canzone America, Paul Simon nelle ultime strofe, lì dove ha quasi termine quel viaggio su di un pullman della Greyhound, che da Pittsburgh a New York li ha visti andare alla ricerca dell’America, confessa alla sua ragazza, che se ne sta semiaddormentata contro un finestrino, di sentirsi «perso», vuoto e dolente. Quando la «luna sorge sui campi», nel buio che si forma nel fondo dell’autobus, illuminato solo dai riverberi delle luci artificiali che arrivano da fuori, quando si sta a un passo da New York, nel pieno della notte, non resta che cercare nel fondo del pullman una parete contro cui poggiare le proprie spalle.

IN LIBRERIA:
—>>>“Senza volo. Storie e luoghi per viaggiare con lentezza”, Federico Pace (Einaudi)

—>>>“La libertà viaggia in treno”, Federico Pace (Laterza)

L’EBOOK:
—>>>Senza volo. Storie e luoghi per viaggiare con lentezza” da Einaudi
—>>>“La libertà viaggia in treno”, Federico Pace (Laterza)

CONTATTI:
Email: federico.pace@senzavolo.it

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NOVITA’:
Il nuovo libro di Federico Pace, “La libertà viaggia in treno” (Laterza), è in libreria a partire da giugno 2016.