Kafka, Milena e il treno Praga-Vienna

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di FEDERICO PACE

Gli orari ferroviari sono il mondo del possibile. Ciascuno scorrendoli può fantasticare su quel che potrebbe fare. Le infinite colonne di numeri, in grassetto o in corsivo, lasciano presagire infinite partenze e arrivi in città e paesi. Quella mappa cifrata, dove si dispongono in minute dimensioni i simboli dei vagoni letto, i numeri delle carrozze, i treni estivi, le stazioni di confine, l’obbligo di prenotazione, e molto altro ancora, riconduce il viaggio a una certa essenzialità. A essi ci si affida come se potessero portare certezze definitive.

IN LIBRERIA:
—>>>“Senza volo. Storie e luoghi per viaggiare con lentezza”, Federico Pace (Einaudi)
—>>>“La libertà viaggia in treno”, Federico Pace (Laterza)

Nella matrice essenziale di questi numeri sta scritto che per andare da Praga a Vienna oggi si impiegano quattro ore. Si parte dalla stazione centrale. A unire le due capitali, dice il sito delle ferrovie austriache, è un treno ad assetto variabile. Si parte di prima mattina e si arriva poco dopo mezzogiorno. Tutto sembra semplice e a portata di mano. Lo dicono gli orari ferroviari. Eppure queste due città stanno separate come da una soglia invalicabile. Prova ne è che lungo questa direttrice hanno provato infinite volte a incontrarsi, senza quasi mai riuscirci, due persone che nei primi anni del Novecento cercarono nutrimento l’uno nell’altra.

Da Praga Franz Kafka spediva i dispacci del suo amore febbrile a Milena Jesenská che a Vienna viveva con il marito. Un infinto numero di lettere negli anni e solo due occasioni per vedersi l’uno davanti all’altra. Si incontrarono, grazie a un treno, una prima volta nell’estate del 1920. Il viaggio fu rocambolesco. Kafka venne bloccato a Gmünd, la cittadina che sta a metà strada, al confine tra le due nazioni. Aveva un visto scaduto e fu costretto a passare un’intera notte in attesa. Al mattino, un poliziotto gli comunicò che l’ispettore lo avrebbe lasciato passare. Ogni cosa da quel momento sembrò girare per il verso giusto, ogni piccolo problema trovare soluzione. «Io, – ha raccontato dopo in una lettera a Milena, – non posso più muovermi coi bagagli ed ecco accanto a me per caso un facchino, al controllo passaporti mi trovo nella calca, il poliziotto mi apre la via, alla visita doganale perdo senza saperlo l’astuccio con i gemelli d’oro, un impiegato lo trova e me lo porge. Ed eccoci in treno, partiamo subito».

Il treno oggi segue un altro percorso e, passando più a est, s’infila per le Alture Morave, poi arriva a Brno e si dirige verso la pianura del Danubio. I due si incontrarono il 30 giugno alle dieci del mattino. Nella lettera che lui le spedì dall’albergo la pregava di non sorprenderlo arrivando di fianco o da dietro. Stettero insieme quattro giorni. Poi Kafka prese il treno per tornare di nuovo verso Praga. Da lì le scrisse tutti i giorni. Consultava gli orari ferroviari come se lì dentro potesse trovare la soluzione al rebus del loro amore controverso.

Nelle lettere che da quel giorno le spedì, lo scrittore prese a citare orari e combinazioni. «Io parto da qui alle 4.12 di sabato pomeriggio, sono a Vienna la sera alle 11.10, abbiamo sette ore per noi, poiché riparto domenica alle 7». E poche righe più sotto: «Seconda eventualità, che l’orario rende addirittura magnifica: parto ancora di qui alle 4.12, ma arrivo già (già! Già!) alle 7.28 di sera a Gmünd. Anche se riparto domenica col diretto della mattina, parto soltanto alle 10.16, abbiamo dunque più di 15 ore, delle quali possiamo dormirne alcune». Quel fine settimana Kafka, per qualche motivo, non trovò la forza per partire. Il non-viaggio, alle volte, è l’unica ipotesi di traversata sostenibile.

La poetessa Wislawa Szymborska scrive: «Il mio non arrivo nella città di N., è avvenuto puntualmente. Eri stato avvertito, con una lettera non spedita, hai fatto a tempo a non venire, all’ora prevista». Kafka e Milena si incontrarono a Gmünd solo il 14 agosto. Il secondo e ultimo incontro della loro vita. Lì, in quel giorno, il legame non trovò un compimento e sfiorì.

Le ragioni per cui quell’amore non si poté mai davvero compiere stanno forse in quei viaggi non realizzati a dispetto delle vie del possibile offerte dagli orari ferroviari. In una lettera spedita a Milena il 27 ottobre del 1920 Kafka, qualche giorno prima dell’ennesimo percorso che non intraprese, parla del viaggio e sembra parlare del loro amore: «… d’altro canto per questo viaggio mi sollevo, direi quasi, come un popolo, qua e là manca ogni tanto la forza di decidere, qualcuno deve essere incoraggiato, alla fine tutti aspettano e non possono partire perché c’è un bimbo che piange».

IN LIBRERIA:
—>>>“Senza volo. Storie e luoghi per viaggiare con lentezza”, Federico Pace (Einaudi)

—>>>“La libertà viaggia in treno”, Federico Pace (Laterza)

L’EBOOK:
—>>>Senza volo. Storie e luoghi per viaggiare con lentezza” da Einaudi
—>>>“La libertà viaggia in treno”, Federico Pace (Laterza)

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NOVITA’:
Il nuovo libro di Federico Pace, “La libertà viaggia in treno” (Laterza), è in libreria a partire da giugno 2016.