Le Highlands scozzesi e il furibondo tour di John Keats

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di FEDERICO PACE

Niente è così reale come la pioggia che cade giù. Niente è più concreto di un acquazzone improvviso, di quello scrosciare di gocce e vento che t’affrontano mentre stai nel mezzo di una strada. Per questo forse, non si può che provare un profondo rispetto per quei piccoli simboli e per quei numeri che, dalle ultime pagine dei giornali o dagli schermi dei televisori accesi davanti alla desolazione pomeridiana dei divani di una pensione, si incaricano di presagire quello che il cielo manderà da lì a poco. Da Milngavie, qualche chilometro a nord di Glasgow, prende il via la West Highland Way Route, il cammino che porta fino a Fort William ai piedi del picco del Ben Niven.

IN LIBRERIA:
—>>>“Senza volo. Storie e luoghi per viaggiare con lentezza”, Federico Pace (Einaudi)

—>>>“La libertà viaggia in treno”, Federico Pace (Laterza)

Nelle Highlands scozzesi le previsioni del tempo sono una sorta di breviario che ciascuno consulta con febbrile curiosità. L’inizio del percorso non ha particolari dislivelli e porta verso Carbeth e poi Drymen. Lungo la strada si incontra la distilleria di Glengoyne e il Loch Lomond. Quando si arriva a Balmaha si sono già fatti quasi più di trenta chilometri. È maggio il mese in cui, da queste parti, piove di meno. Precipitano solo settanta millimetri in trenta giorni. Seppure non si sa mai quando cadranno, in quale istante e in che modo verranno distribuite quelle tante gocce, questo è sufficiente per capire quando è più opportuno venire qui dove a un lago segue una cascata e a una cascata una montagna, poi uno specchio d’acqua di nuovo.

Non doveva immaginarlo forse il poeta John Keats quando, appena ventenne, con improvvida avventatezza, arrivò fino alle Highlands in quel tour furibondo che compì a piedi, insieme all’amico Charles Browne, nel luglio e nell’agosto del 1818. Il suo fu un cammino quasi senza requie, attraverso la regione dei laghi, le terre di Scozia e d’Irlanda. Prima di partire da Lancaster, Keats aveva esitato a lungo. Lasciava a casa il fratello minore Tom in cattive condizioni di salute. Forse non immaginava neppure che più tardava a decidersi, e più gli si sarebbero prospettate condizioni climatiche improntate all’umidità più umida. Ad ogni modo, alla fine, Keats prese i suoi bagagli e si mise in cammino. Quando arrivò in Scozia, aveva già superato la Cumbria, visto il lago Windermere, era rimasto stupefatto di fronte a quella fessura d’acqua tanto da starsene immobile quando, sulla strada che girava poco sopra Bowness, il lago si era mostrato per la prima volta nella sua interezza.

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A luglio, dicono le statistiche sulle precipitazioni, ogni giorno cade un millimetro in più di pioggia. Per questo, a chi viene da queste parti, gli esperti consigliano di indossare tre strati di abiti. Il primo composto di fibre che assorbano il sudore, poi una maglia di lana leggera, e infine, sopra a ogni cosa, uno strato impermeabile che ripari del vento e dalla pioggia. Keats e Browne facevano anche più di trenta chilometri al giorno. Soprattutto al mattino presto. Il programma era stato stabilito con un metodo quasi scientifico. Partivano sempre quando il giorno non era ancora iniziato, anche alle quattro o alle cinque del mattino. Camminavano a lungo per ore. Poi arrivavano in un luogo, e lì, nella prima locanda che trovavano, si fermavano a mangiare una ricca colazione. In questo modo potevano avere il resto della giornata per mangiare, leggere e scrivere. Keats aveva con sé un solo libro: una traduzione inglese della Commedia di Dante. Su quel libro cercava i tempi e la misura di quello che è la poesia. Per altro, nello zaino c’erano penne, inchiostro, carta e pochi abiti.

 

Il tratto da Rowardennan continua a costeggiare il Loch Lomond per arrivare dopo una decina di chilometri alle cascate di Inversnaid. Il percorso poi si snoda lungo verdi distese. In distanza si intravede la gobba vulcanica di Dumgoyne. Dopo Inverarnan la strada comincia a salire verso il fiume Falloch. Poi il Loch Tulla e le distese d’acqua del Rannoch Moor. Durante quel viaggio Keats cominciò a scrivere con una frequenza sempre più fitta offrendo al fratello Tom un resoconto dettagliato. Via via che procedeva il viaggio, Keats sembrava trovare maggiore forza e convinzione nelle sue capacità poetiche. Il paesaggio, pure se lo esponeva a un insolito e sfibrante sforzo che gli provocava dolore alle cosce, sembrava donare forza e precisione alle sue parole. Per quanto si cerchi di leggere e rileggere quelle lettere che scriveva al fratello più giovane, ad altri parenti e amici, non si trova alcuna notazione riguardo gli abiti che indossava durante i tratti di cammino. Si lamentava ogni tanto delle piogge improvvise, di qualche giornata trascorsa ad aspettare, ma non diceva nulla di quello che erano gli stratagemmi che utilizzavano per evitare l’umidità.

L’ultimo tratto che porta da Kinlochleven fino a Fort William è lungo poco più di ventidue chilometri. La strada serpeggia in modo da rendere meno ripida la salita, si attraversa la Lairigmor. Si scende e si sale ancora, soprattutto nella Nevis Forest, e poi si scende di nuovo verso la Glen Nevis, si costeggia il fiume, e si arriva a Fort Williams. Quando Keats arrivò da queste parti era già agosto. In questo mese, ogni giorno, cadono in media quasi quattro millimetri di pioggia. Per ogni giorno che non piove, a rigore, il giorno dopo c’è da aspettarsene almeno il doppio. Era già provato, stanchissimo, aveva fatto su e giù, più di una volta, tra Oban e l’isola di Mull che sta poco distante da lì. Avrebbe voluto fermarsi qualche giorno, ma alla fine, dopo un brevissimo riposo, decise di scalare, senza prestare attenzione alle sue condizioni di salute, quella montagna che sale oltre i mille e trecento metri. Alla fine, molto provato nel fisico, dovette anticipare il suo ritorno e arrivare a Liverpool. Seppure, a dire del poeta Seamus Heaney, le previsioni del tempo mostrano il meglio, più che in quei loro tentativi alle volte maldestri di anticipare il futuro, quando assumono la forma di una specie di preghiera isobarica, di iterazioni di nomi e luoghi, elenchi di numeri, suoni e pura musica, è sempre meglio evitare di ignorarli. Il tempo, pure quello meteorologico, tende a presentare il conto a ogni passo.

IN LIBRERIA:
—>>>“Senza volo. Storie e luoghi per viaggiare con lentezza”, Federico Pace (Einaudi)

—>>>“La libertà viaggia in treno”, Federico Pace (Laterza)

GLI EBOOK:
—>>>Senza volo. Storie e luoghi per viaggiare con lentezza” da Einaudi
—>>>“La libertà viaggia in treno”, Federico Pace (Laterza)

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NOVITA’:
Il nuovo libro di Federico Pace, “La libertà viaggia in treno” (Laterza), è in libreria a partire da mercoledì 8 giugno 2016.