La Grecia, Delos e il viaggio che diviene soggiorno

DELOS2 copia

di FEDERICO PACE

C’è sempre un istante in cui, prima di lasciare terra per davvero, prima di salire su di una scaletta, e sentire cigolare i propri passi su quei precari passaggi fra terra e nave, in cui rischia di visitarci furtivamente un pensiero. C’è, in quei momenti in cui nulla accade, in cui l’odore del mare è così acuto e si mescola all’essenza alcolica della nafta e alle voci di chi sta ancora giù e alle grida di chi sta già su quella ancheggiante struttura navale, un solo istante in cui, pure senza volerlo, s’intrufola per la scala a chiocciola della nostra mente, un pensiero che ci coglie a tradimento. Un istante in cui, quel pensiero riesce a prenderci d’inganno, come un ladro notturno che entra, non visto, dentro una casa abitata dal sonno dei bambini, e ci mostra, d’un tratto, una cosa che non vogliamo. Un solo istante in cui, quel beffardo pensiero, ci sussurra nell’orecchio una sola parolina che è sufficiente a istillare un dubbio. Il sospetto che il luogo dove siamo diretti non mostrerà il suo volto seducente. La meta, ci sussurra con l’inganno quel pensiero, ci offrirà solo un aspetto patetico e insignificante. Ci sono destinazioni che più di altre fanno crescere dentro quel fremito d’attesa e ci espongono ancora di più alla visita improvvisa di quell’indesiderato e minaccioso pensiero. Ci sono luoghi che più di ogni altro abbiamo desiderati e più di ogni altri temiamo ci possano deludere. Ci sono mari, isole o terre su cui, più di altri, abbiamo a lungo fantasticato. Più di tutte è forse la Grecia. Più di ogni isola forse è Delos.

IN LIBRERIA:
—>>“Senza volo. Storie e luoghi per viaggiare con lentezza”, Federico Pace (Einaudi)
—>> “La libertà viaggia in treno”, Federico Pace (Laterza)

Da Ancona si parte verso le diciotto. Venti sono le ore che ci vogliono per arrivare fino a Patrasso, per andare dall’Adriatico, entrare nel Mediterraneo, andare verso il Bacino centro-orientale e, tra correnti e onde, cercare la strada verso il mar Egeo.
Su di una nave da crociera verso la Grecia, dopo un infinito tempo di rinvii e attese, partì nel 1962 il filosofo Martin Heidegger. Solo due anni prima aveva cancellato un viaggio organizzato con il suo amico Ackhart Kastner. Il pensiero traditore, quel piccolo vigile che tenta d’improvviso l’assalto alla nostra voglia di essere sedotti dai luoghi, lo aveva visitato troppo spesso. E così il filosofo, che ai pensieri era solito dar retta, era rimasto sempre a terra. Sempre aveva rinviato l’imbarco verso quella terra. La Grecia degli anni Sessanta, quando Heidegger alla fine riuscì a dare scacco a quel pensiero traditore, non aveva già da tempo al suo centro l’agorà, quello spazio vuoto su cui un tempo aveva costruito il mito della democrazia appariva a molti turisti solo una spianata muta. In quegli anni, in quella penisola, poteva votare solo chi aveva ricevuto dal governo anticomunista il «certificato di affidabilità politica» e cinque anni dopo ci sarebbe stato il brutale colpo di stato dei colonnelli. Il filosofo alla fine si mosse dal porto di Venezia dopo aver trascorso giorni piovosi di attesa con la moglie.


Superato il Canale d’Otranto, a una velocità di poco maggiore a trenta nodi, si entra nel mar Ionio e si avvicinano le prime isole greche. Sulla nave, le scialuppe, che dovrebbero stare lì per il salvataggio dei passeggeri, impediscono lo sguardo al prestigioso ospite. Al mattino seguente Heidegger riesce a vedere il mare della Dalmazia. Appena scorse l’Isola di Corfù, il filosofo si mise a lungo sul ponte della nave a osservare. E il pensiero tornò a visitarlo: «Forse le nozioni che ho portato con me, – scrive nel diario, – sono esagerate e ingannevoli».  Pure quando ci si avvicina, pure quando l’odore del mare si fa più intenso e le isole si lasciano attraversare dalla chiglia della nave, il pensiero fa quasi capolino. E sempre mette a rischio l’illusione del viaggio. «Per paura della delusione: la Grecia di oggi potrebbe ostacolare la Grecia dell’antichità, e ciò che gli era proprio, dal venire alla luce». Henry Miller, l’autore di Tropico del Cancro, l’americano espatriato a Parigi, arrivò in Grecia invece da Marsiglia. Partì nel 1939, sulla soglia della guerra più atroce d’Europa. Miller si fermò a Corfù, ad aspettarlo ci sarebbe stato il suo amico poeta Durrell. Sulla nave, lui che viveva sempre sul confine della miseria, fu sorpreso dalla bontà della cena. Poi venne colpito dalla meraviglia per quell’arcipelago fatto d’azzurro d’acqua e di frammenti di terra emersa. «Dal mare, come se Omero in persona si fosse dato da fare per me, sbucavano le isole, solitarie, deserte, misteriose nella luce morente».

A Patrasso si arriva nel primo pomeriggio del giorno successivo. Quando Miller ci arrivò era quasi raggiante. Sul suo diario aveva appuntato: «Per la prima volta in vita mia ero felice con la piena consapevolezza di essere felice». Non c’era per lui il timore di vedere deluse le attese a mettere in discussione tutto. Per lui, e per tutti gli uomini di allora, c’era qualcosa di più terribile, rumoroso e devastante che si stava avvicinando: la seconda guerra mondiale lo avrebbe presto cacciato da quell’arcipelago di terra e azzurro.  Da Patrasso al Pireo si arriva con un pullman in poco più di tre ore. Poi si è dentro il cuore dell’Egeo. Più Heidegger procede verso le isole Cicladi più emerge una specie di delusione. Si interroga se sia davvero quella la terra dei Feaci, se sia quella davvero la Grecia. Ci sono le case bianche, gli scuri pendii. Ma non ritrova tutto quello che di quell’intera civiltà aveva letto, appreso e amato.

Delos dista 95 miglia nautiche dal Pireo e per arrivarci si sale, di primo mattino, a bordo di un traghetto di linea che va verso Mykonos. Si sta poggiati al parapetto, l’azzurro profondo delle onde del mare e le increspature delle onde. La nave procede a una velocità non superiore ai venti nodi. Si impiegano sei ore per arrivare nel cuore delle Cicladi. Syros, Tinos e poco prima delle due si arriva a Mykonos. Qui sembra che alla fine la delusione prevalga. Qui la Grecia antica pare perduta per sempre. Da Mykonos ci vuole un ultimo piccolo passaggio in barca di poco più di trenta minuti. L’isola, che dista sei miglia marine da Mykonos, è quasi disabitata. Ci sono, al porto di quasi tutte le isole greche, le signore che assediano i turisti proponendo abitazioni a buon prezzo. Quarant’anni fa, anche Heidegger trovò alcune delle donne vestite di scuro. Gli proponevano tessuti colorati e stoffe ricamate. Qui infine la Grecia si svela. Delos è la Manifesta, «la sacra isola, il centro della Grecia». Qui, secondo la mitologia greca, nacquero Apollo e Artemide. Qui, infine, il nutrimento greco si concede persino al filosofo tedesco, e il «viaggio divenne soggiorno», dove è «concesso al puro dischiudersi, in se stesso celato, dei monti e delle isole, del cielo e del mare, delle piante e degli animali». Sulle coste di un’isola quasi disabitata, il pensiero traditore incassa la sua sconfitta.

IN LIBRERIA:
—>>“Senza volo. Storie e luoghi per viaggiare con lentezza”, Federico Pace (Einaudi)
—>> “La libertà viaggia in treno”, Federico Pace (Laterza)

GLI EBOOK:
—>>Senza volo. Storie e luoghi per viaggiare con lentezza” (Einaudi)
—>>“La libertà viaggia in treno”, Federico Pace (Laterza)

CONTATTI:
Email: federico.pace@senzavolo.it

SOCIAL NETWORK:
https://twitter.com/FedericoPace_
La pagina di “Senza volo” su Facebook
La pagina di “La libertà viaggia in treno” su Facebook

 

NOVITA’:
Il nuovo libro di Federico Pace, “La libertà viaggia in treno” (Laterza), è in tutte le principali librerie.