Capo Sounion, il Tempio di Poseidone e quel che si ricorderà

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di FEDERICO PACE

Non c’è mai modo di decidere prima quel che poi si ricorderà. I ricordi hanno un che di imponderabile e imprevedibile. Non sono fiori che nascono da semi che si sono piantati con parsimonia a suo tempo. Non sono frutti che vengono giù dall’albero dopo una lunga maturazione a cui il contadino ha offerto cura e attenzione. Hanno piuttosto le sembianze di conigli che sbucano d’improvviso da dietro un cespuglio e passano rapidi senza che tu li possa afferrare. Così quando si parte per un viaggio, pure se si ha sempre quel desiderio di riportare con sé un ricordo speciale, non c’è mai modo di sapere quale sarà, né se ce ne sarà poi uno.

IN LIBRERIA:
—>>>“Senza volo. Storie e luoghi per viaggiare con lentezza”, Federico Pace (Einaudi)
—>>>“La libertà viaggia in treno”, Federico Pace (Laterza)

L’autobus parte da Atene alle tredici e trenta e porta fino a Capo Sounion. Va diretto in quella punta di terra dell’Attica dove si trova il tempio di Poseidone. La leggenda dice che Capo Sounion sia il luogo dove Egeo, il re di Atene, si gettò dando vita al mare che poi prese il suo nome. Egeo era il padre di Teseo, il giovane che era stato spedito a uccidere il Minotauro. Da quella specie di viaggio, Teseo aveva promesso che, se fosse riuscito a tornare vincitore, avrebbe issato delle vele bianche sulla nave. Se invece il destino gli fosse stato avverso, le navi avrebbero dispiegato delle vele nere. Purtroppo però le maledizioni di Arianna fecero sì che Teseo perdesse la memoria e così, pure se vincitore, dimenticasse quella promessa fatale tanto che arrivò in vista delle coste con le vele sporche e scure. Egeo, che da quell’altura meravigliosa cercava di intravedere quel ritorno, non appena vide il colore delle vele, pensò che il figlio fosse stato sconfitto e, per il dolore, si gettò in mare.

Il bus passa Vouliagmeni, Varkiza e Lagonissi. E poi lungo le alte scogliere da cui si può vedere il Golfo Saronico e le Cicladi. Segue da vicino la coste dell’Attica e passa Glyfada. Julio Cortázar ha raccontato di essere andato da Atene a Capo Sounion dopo che un suo amico, Carlos Courau, gli aveva spiegato, nella sua abitazione di Parigi, come si arrivava in pullman fino a lì. Un mese dopo, quando l’argentino andò in Grecia si accorse di quanto le cose fossero diverse da come se le era immaginate nel salotto parigino. Seppure era vero che «il pullman era sgangherato», non somigliava per niente a quello che aveva visto nitidamente, mentre l’amico gliene parlava. A ogni modo, pure se tutto era diverso da come sembrava a Parigi, Cortázar cercò lo stesso la firma di Byron nel tempio di Poseidone e, in un tratto solitario della costa, ascoltò «il rumore flaccido di un polipo che un pescatore continuava a sbattere contro le rocce».

I luoghi hanno un legame segreto con la memoria. A noi, quel legame, non viene svelato fino a quando siamo ormai lontani da quel tempo e da quello spazio. Fino a quando in un inatteso momento del presente i ricordi cominciano a riemergere dagli abissi del passato come palombari rimasti sotto acqua troppo tempo. Julio Cortázar confessò che a distanza di dieci anni, di quel suo viaggio a Capo Sounion, riuscì a ritrovare nella mente solo le immagini che il suo amico gli aveva steso davanti nel salotto di Parigi. Di quello che aveva visto lui, invece, di tutto quello che lui aveva veduto con i suoi propri occhi, dei suoni che aveva ascoltato, degli odori che avevano solleticato le sue narici, dopo tutti quegli anni, non era rimasto nulla.

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Dopo che il pullman intorno alle tre del pomeriggio è arrivato a Capo Sounion, dopo avere visitato il tempio di pietre porose eretto cinquecento anni prima che Cristo nascesse in terra di Palestina, mentre chi ci ha accompagnati rimane un po’ distante a guardare ancora un poco l’infinito azzurro del mare, non si ha alcuna voglia di sapere cosa potremo ricordare quando non si sarà lontani da Atene e da Capo Sounion. Ci si accontenta di vedere di spalle la nostra compagna di viaggio mentre, inconsapevole del nostro sguardo, sta con il capo rivolto verso il mare, si stringe nelle spalle e una brezza fresca le fa rabbrividire d’improvviso la pelle.

IN LIBRERIA:
—>>>“Senza volo. Storie e luoghi per viaggiare con lentezza”, Federico Pace (Einaudi)

—>>>“La libertà viaggia in treno”, Federico Pace (Laterza)

L’EBOOK:
—>>>Senza volo. Storie e luoghi per viaggiare con lentezza” da Einaudi
—>>>“La libertà viaggia in treno”, Federico Pace (Laterza)

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NOVITA’:
Il nuovo libro di Federico Pace, “La libertà viaggia in treno” (Laterza), è in libreria a partire da giugno 2016.