Tra Stoccolma e Helsinki per vedere il sole
di FEDERICO PACE
Il primo ricordo del mare è una conchiglia da accostare all’orecchio, un rotolare d’onda su spiagge di sassi, un suono d’aria che ci apre al mondo. Un soffio di vento, prima ancora del tuffo nell’acqua. Un vento che gira, prima del sale sulla pelle. Lontani dal Mediterraneo, qui nel Baltico, per andare da Stoccolma a Helsinki ci vogliono diciassette ore di viaggio. Si parte verso le cinque del pomeriggio dal porto di Stoccolma. Il vento gira. Anche qui. Dopo tanti anni. Ancora il vento. Verso il golfo di Finlandia si può andare con una nave della Silja Line o con una della Viking Line. Il costo del biglietto parte da un minimo di quaranta-cinquanta euro. Qualcosa di più, se si vuole dormire in cabina.
IN LIBRERIA:
—>>>“Senza volo. Storie e luoghi per viaggiare con lentezza”, Federico Pace (Einaudi)
—>>>“La libertà viaggia in treno”, Federico Pace (Laterza)
Tra l’agosto e il settembre del 1972 ha viaggiato tra Stoccolma e Helsinki, anche Elizabet Bishop, la poetessa inquieta ed errabonda. Nelle sue poesie ritornano continui i riverberi di luce. Le strisce lunghe di riflessi. Quegli incontri di luce mare ed aria, si direbbero rari trilli di vita in uno spazio muto. Questo è un mare quieto. La navigazione nel mar Baltico, dicono gli esperti, è tra le più tranquille. L’ampiezza del mare che raggiunge al suo massimo i circa 300 chilometri è attenuata dalla strategica presenza delle isole come Bornholm, Gotland e Åland.
La superficie complessiva di questo mare è di 420 mila chilometri quadrati, quasi il doppio dell’Adriatico e più del doppio del Mar Egeo. In una poesia della Bishop, il mare è soprattutto “spazio”. Una pista da ballo, una sala ben ventilata. Forse anche per questo lei era arrivata da queste parti. Il viaggio per lei, a cui sin dall’infanzia sono state inferte profonde ferite, è ristoro. Quasi centro dell’esistenza intera. E ragionando intorno al viaggio, sembra interrogarsi sul senso delle cose. In una poesia si chiede «Quale puerilità ci induce finché abbiamo in corpo un alito di vita a convolare dall’altro capo del pianeta per vedere il sole?». La domanda posta, anche in questo caso, vale più di ogni possibile risposta.
Poco prima di mezzanotte si approda a Mariehamn sull’isola di Åland. Questo frammento di terra appartiene alla Finlandia ma la gente per le strade parla sopratutto lo svedese. Le navi della Viking Line hanno nomi femminili, come Mariella e Gabriella, sono lunghe più di centosettantamentri e larghe quasi trenta metri. Dentro ci vanno 2 mila e cinquecento passeggeri. Quelle della Silja, dai tipici nomi da nave crociera, Serenade e Symphomny, sono più lunghe di quelle della Viking. Costruite nel 1990, superano i 200 metri e vanno una velocità media di 21 nodi. Possono portare fino a oltre 2 mila e 800 passeggeri e hanno quasi mille cabine.
Queste terre sono unite dalla musica e dal soffio di un’aria di mare. Fredrik Pacius, violinista e musicista di corte a Stoccolma, anche lui spinto da una qualche irrequietezza umana, si decise a candidarsi per un posto di insegnante di musica all’università di Helsinki. Lì dove, al tempo, non voleva andare nessuno. Era stato autore precoce di un’overture sublime. Ottenne il posto. Ma dovette sembrare una specie di avventuriero quando, nel febbraio nel 1834, arrivò viaggiando sul ghiaccio tra le due città baltiche. Poi la Finlandia divenne la nazione di Sybelius e delle sue note.
Noi arriviamo nel porto di Helsinki, a bordo di una nave, senza l’eccentricità di Pacius. Intorno alle dieci del mattino. La compagna di viaggio mi parla di Eila Hiltunen, la scultrice finlandese. Dei due corpi realizzati per la scultura intitolata Under Water. «Dovremmo andare a Tampere a vederla”», mi dice. «Quei corpi, pure immobili, sono pieni di movimento, quando li guardi, vedi le onde che li avvolgono». Per Tampere si vedrà. Ora siamo arrivati ad Helsinki. Andiamo al Parco Sibelius. Qui c’è il monumento costruito nel 1967. Un sovrapporsi di canne argentate. Per la Hiltunen quel monumento è una “sinfonia di linee e di corpi”. Ci avviciniamo. Accostiamo l’orecchio come si faceva con le conchiglie. E aspettiamo, come quando eravamo bambini, che il vento e i suoi soffi evochino il mare, il canto di un uccello, l’ira di una tempesta, una sequenza di note.
IN LIBRERIA:
—>>>“Senza volo. Storie e luoghi per viaggiare con lentezza”, Federico Pace (Einaudi)
—>>>“La libertà viaggia in treno”, Federico Pace (Laterza)
L’EBOOK:
—>>>“Senza volo. Storie e luoghi per viaggiare con lentezza” da Einaudi
—>>>“La libertà viaggia in treno”, Federico Pace (Laterza)
CONTATTI:
Email: federico.pace@senzavolo.it
SOCIAL NETWORK:
https://twitter.com/FedericoPace_
La pagina di Senza volo su Facebook
NOVITA’:
Il nuovo libro di Federico Pace, “La libertà viaggia in treno” (Laterza), è in libreria a partire da giugno 2016.
YOUTUBE:
Finlandia di Jean Sibelius